lunedì 22 aprile 2013

ARTE ROMANA

Come le strade, anche gli acquedotti sono tra le opere più significative dell’antica Roma. Altri popoli, in regioni come l’India e la Mesopotamia, ne avevano già costruiti in precedenza, ma solo con i romani si arrivò ad una vera e propria cultura del trasporto delle acque, con il sistema di opere idriche più esteso e tecnologicamente avanzato del mondo antico. Nei territori dell’impero se ne contano circa duecento; a Roma ne esistevano undici. Si calcola che alla fine del I secolo d.C. la quantità di acqua potabile che giungeva ogni giorno in città era quasi un milione di metri cubi, più o meno mille litri per abitante, una disponibilità che supera ampiamente quella di oggi.
 
Questi acquedotti provvedevano al bisogno di un numero enorme di impianti pubblici – terme, bagni, fontane, persino due stadi per battaglie navali. L’acqua era considerata proprietà statale destinata ad usi pubblici, ma su concessione speciale dell’imperatore o con il pagamento di una tassa specifica, poteva rifornire anche case private. Proprio grazie a questa eccezionale abbondanza, Roma venne definita regina aquarum ("regina delle acque").
Alcuni degli antichi acquedotti sono ancora oggi funzionanti e vengono usati per alimentare le fontane della capitale.
 
 
ATTIVITA'
 
Una volta scelta la sorgente adeguata, si stabiliva il percorso che l'aqueductus avrebbe compiuto per arrivare in città, per fare ciò si tracciava un profilo della geografia del terreno segnando coline e avvallamenti, pianure e corsi d'acqua.
 
Fai una breve ricerca (max 10 righi) per descrivere la struttura di un acquedotto romano.



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Prof.ssa Angelica Piscitello