venerdì 20 marzo 2015

I CONQUISTADORES

Storia > Storia moderna > Le Grandi Scoperte Geografiche

Dalla Spagna molte persone di ogni classe sociale giunsero in America attratti dal mito di una facile ricchezza e a causa di un aumento demografico in Spagna non sostenuto da un'eguale disponibilità di risorse. Preti, contadini, artigiani ma soprattutto nobili in cerca di quel feudo che non avevano trovato in Europa (i figli cadetti non ricevevano l'eredità della famiglia). Essi arrivavano con in mano l'autorizzazione del re dell'assegnazione di un encomienda o di un repartimiento. Il possessore di un encomienda poteva sfruttare una terra assegnata come il vecchio feudo europeo, poteva quindi imporre tasse o esigere corvées. Chi aveva un repartimiento poteva invece costringere gli abitanti di zone non comprese in una encomienda ai lavori forzati. Di fatto queste autorizzazioni regie non furono altro che una legalizzazione delle efferatezze commesse dai conquistadores, che erano appunto questi avventurieri, in genere nobili, venuti a conquistare le terre scoperte per renderle appunto encomiende. Venivano armati di tutto punto pronti a sostenere delle vere e proprie guerre.
Sicuramente uno dei più feroci fu Hernan Cortes, che nel 1519, il soli quattro anni, riuscì a distruggere il regno azteco, che aveva conosciuto una grossa fase di splendore e di espansione attorno al XIV secolo. Tra il 1524 e il 1526 Fancisco Montejo sottomise i Maya, popolazione di grande cultura ma ormai in decadenza. Francisco Pizzarro sottomise tra il 1531 e il 1536 l'impero degli Incas, anch'esso molto evoluto dal punto di vista tecnologico e scientifico.


Una volta distrutte politicamente queste civiltà, i conquistadores le distrussero anche fisicamente costringendole a condizioni di vita a dir poco disumane. Animati dal loro cieco eurocentrismo, essi non considerarono quelle persone come uomini ma come selvaggi perché la loro cultura appariva ai loro occhi inferiore a quella europea di cui erano portatori: per questo vennero imposte agli indios condizioni di vita peggiori anche di quelle delle bestie da some. Essi erano costretti a lavorare numerose ore al giorno, senza potersi riposare, ridotti in uno stato di schiavitù e sotto alimentati. Inoltre le malattie banali che gli europei avevano portato con sé divennero fatali per il loro sistema immunitario, abituato a ben altre tipologie di virus e batteri (in compenso, gli europei hanno riportato in patria la sifilide, che allora e fino a quasi tutto il Novecento risultò incurabile). Debolezza del sistema immunitario, stress fisico provocarono, assieme alle uccisioni volontarie dei conquistadores un vero e proprio sterminio degli indios: aztechi si ridussero da 25 milioni a poco più di un milione, gli abitanti di Haiti da un milione a sessantamila: davanti a queste cifre c'è da rimanere impressionati, eppure la Chiesa non si scandalizzò più di tanto, visto che essa stessa partecipò all'evangelizzazione forzata di questi indios, che venivano costretti a battezzarsi. Solo nel 1552 ci fu un prima reazione con il frate domenicano Bartolomé de Las Casas, che denunciò tale sterminio e anzi propose, non pensando alle conseguenze, di andare a prendere in Africa gli schiavi necessari per il lavoro in America, visto che gli autoctoni erano per così dire "debolucci". I reali di Spagna, resisi conto della situazione, promulgarono nel 1542 le Nuove Leggi, con le quali limitava la libertà concessa agli encomienderos dando agli indigeni diritti simili ai cittadini di Spagna, istituendo anche dei tribunali per giudicare eventuali altri abusi. Seppur meritorie, queste leggi non furono ispirate da carità cristiana o civile, ma semplicemente dall'esigenza di imporre l'autorità della corona su queste terre che altrimenti sarebbero scappate di mano. Infatti, le condizioni degli indigeni non migliorano più di tanto, come testimonia de Las Casas.


ATTIVITA'
I più spietati e scaltri conquistadores furono Hernán Cortés e Francisco Pizarro. Essi abbatterono l'impero azteco e lo sottomisero al Regno di Spagna. Quali strategie usarono per sottomettere il sovrano azteco  Montezuma II?

giovedì 19 marzo 2015

UMANESIMO E RINASCIMENTO

 

 










A partire dal 1400 gli Europei iniziarono a navigare per raggiungere terre sconosciute.
 
 La ricerca di nuove rotte per i commerci con l’India e l’Estremo Oriente, regioni ricche di spezie, indusse i portoghesi, sollecitati e sorretti dal principe Enrico il Navigatore, a percorrere le coste atlantiche dell’Africa e a riprendere l’idea dei fratelli genovesi Vivaldi (XIII secolo) di tentare la circumnavigazione del continente. Stimoli non meno importanti a tali esplorazioni provennero dalla ricerca di oro, schiavi e terre adatte (come le già note Canarie) a colture specializzate (zucchero, vino speziato). Il contributo finanziario del principe Enrico fu determinante per sostenere l’alto costo delle spedizioni e per consentire il progresso tecnico necessario a simili imprese, che richiedevano vascelli efficienti (come le nuove caravelle), buone conoscenze astronomiche e tecniche avanzate (come la “navigazione a bolina” per andare in direzione contraria ai forti venti africani). Il sostegno del potere politico ai mercanti-navigatori fu indispensabile, perché agli altissimi costi non corrispondeva un’immediata remuneratività. Dopo le scoperte delle isole del Capo Verde, del golfo di Guinea e dell’estuario del Congo, nel 1487 Bartolomeo Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza e nel 1497-99 Vasco de Gama proseguì nell’Oceano Indiano fino a Calicut, in India, aprendo una nuova rotta commerciale di enorme importanza per la successiva storia dell’economia. Nel 1492 Cristoforo Colombo, con le tre caravelle (Niña, Pinta e Santa Maria) messegli a disposizione dalla corona spagnola, provò a mettere in pratica la teoria di Paolo Dal Pozzo Toscanelli che l’Asia fosse rapidamente raggiungibile navigando in direzione occidentale. Il viaggio approdò nell’arcipelago delle Bahama, nell’isola che Colombo, convinto di essere arrivato in Giappone, chiamò San Salvador. Fu l’inconsapevole scoperta, per la civiltà europea (che non conservava traccia dei viaggi dei vichinghi in Nordamerica del X secolo), di un nuovo continente, dal 1507 chiamato (su proposta del cartografo tedesco Martin Waldseemüller) “America”, in onore di Amerigo Vespucci, il quale con i suoi viaggi capì per primo di non aver a che fare con l’Asia, ma con una terra sconosciuta. I viaggi di Colombo inaugurarono un’intensa stagione di esplorazioni nel nuovo continente. Nel 1497 il veneziano Giovanni Caboto scoprì Terranova e le coste dell’America del nord. Nel 1500 il portoghese Cabral sfiorò casualmente le coste del Brasile. Nel 1519 Fernando Magellano, portoghese al servizio della Spagna, guidò la spedizione che compì per la prima volta nella storia la circumnavigazione del globo (nel 1522, dopo che Magellano era morto nel 1521 nelle Filippine), superando il continente americano da sud, dalla Terra del Fuoco. Fu Magellano a chiamare Pacifico l’oceano che separa l’America dall’Asia. Nel 1523 il fiorentino Giovanni da Verrazzano raggiunse la baia di New York e nel 1534 il francese Jacques Cartier quella di San Lorenzo. Alla scoperta seguì la conquista e la colonizzazione, che sottomise per secoli l’America latina alla penisola iberica (soprattutto alla Spagna) in uno spietato sfruttamento incurante degli enormi costi pagati dalla popolazione autoctona, vittima di una sorta di genocidio.
 
 
Dall'Oriente giunsero in Europa  prodotti molto preziosi come le porcellane cinesi e giapponesi. La scoperta di tutte queste nuove terre portò Spagna e Portogallo ad uno scontro perché entrambe ne  rivendicavano la proprietà. Questa contesa si concluse con il Trattato di Tordesillas con cui le due nazioni si dividevano le terre al di là dell'Oceano Atlantico in due zone: la zona spagnola a Ovest e la zona portoghese a Est.
La divisione dei nuovi territori decisa nel
Trattato di Tordesillas
7 Giugno 1494

ATTIVITA'
Il 1492 è una data importante. Quali fatti sono accaduti in questo anno?