venerdì 24 ottobre 2014

 
La storia della letteratura italiana ha inizio nel XIII secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie.


Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario è considerato il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale. Queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita da Dante nel suo “De vulgari Eloquentia”). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale.
Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna, prima università per antichità e respiro culturale.
I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua, che pur nata verso il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nel XIII secolo.

ATTIVITA'
Rispondi alle domande (max 5 righi per risposta):
1) In quale lingua Francesco d'Assisi scrisse il "Cantico delle creature"?
2) Che cos'è la "lauda"?
3) Qual è il messaggio che San Francesco trasmette nel Cantico?

venerdì 3 ottobre 2014

DAL LATINO AL VOLGARE


L'Italiano deriva dal latino e precisamente dal latino parlato tanto che si può quasi affermare che oggi noi parliamo una lingua che è il latino modificatosi nel tempo. Beninteso, latino parlato che non era quello classico usato da Virgilio, Orazio o Cicerone, ma quello usato quotidianamente dalle persone comuni che si diversificava sia per differenze territoriali, in quanto la lingua di Roma man mano che venivano conquistati i territori si combinava con le altre lingue autoctone, sia per la differenza di alcune condizioni specifiche, a seconda che fosse parlato dai militari o dai provinciali.
Intercorreva tra loro la differenza che esiste oggi per esempio, tra la lingua italiana parlata da dei tifosi al bar e quella di un poeta come Montale o D'Annunzio (anche se a dir la verità, l'esempio citato tratta di due registri della stessa lingua e non di due veri e propri sistemi linguistici distinti come erano il latino classico e il latino volgare). Con la caduta dell'Impero Romano (476 d. C.) avvenne poi che il latino parlato andò sempre più differenziandosi dal latino scritto di origine classica usato dalla cultura e dal potere e si creò così una sorta di bilinguismo (Devoto): da una parte il latino scritto d'origine classica usato dalla cultura e dal potere, dall'altro il latino parlato o volgare usato come strumento di comunicazione quotidiana che si trasforma continuamente e che arricchisce il suo lessico con termini che riguardano il commercio, l'agricoltura e l'attività manuale in generale. A un dato momento però l'occidente europeo prende coscienza di questa differenza tra le due lingue ed è in quel momento che la differenza si istituzionalizza e nasce il volgare.
PRIME FONTI VOLGARE
Le prime fonti in volgare sono antiche, sono dei brevi frammenti di lingua che risalgono ai primi secoli del Medioevo, se non addirittura alla prima età cristiana. Generalmente però si citano come prima testimonianza del volgare europeo e del volgare italiano essenzialmente queste fonti:
IL CONCILIO DI TOURS - una famosa disposizione stabilisce che ogni vescovo deve cercare di farsi comprendere ai sottoposti per uso della lingua volgare e che questi a loro volta debbano cercare di farsi comprendere dai fedeli“ ogni vescovo tenga omelia, contenenti le ammonizioni necessarie a istruire i sottoposti circa la fede cattolica, secondo le loro capacità di comprensioni…E che si studi di tradurre comprensibilmente le medesime omelie nella lingua romana rustica (aperte transferre studeat romanam linguam) affinché più facilmente tutti possano intendere quel che viene detto”.
IL GIURAMENTO DI STRASBURGO - (842) nella cerimonia i figli di Carlo Magno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, successori al trono delle due parti dell'impero Occidentale e Orientale giurano nelle rispettive lingue volgari.
L'INDOVINELLO VERONESE - indovinello allusivo all'atto dello scrivere i buoi sono le dita, il campo bianco è il foglio di carta, il bianco aratro e la penna d'oca e il nero seme è l'inchiostro.
Se pareba boves - alba pratalia araba - et albo versorio teneba - et negro semen seminaba” (Spingeva avanti i buoi, arava un campo bianco, teneva un bianco aratro, e seminava nero seme).
A livello lessicale sintattico il documento denota ancora la presenza di parole latine quali ad esempio semen o la congiunzione et, ma sono presente parole dal volgare quali versorio che è un vocabolo tipico del dialetto veneto.
LA CARTA CAPUANA - (960) dichiarazioni dei testimoni (formula di giuramento) in una causa per una questione di diritto di proprietà tra il monastero di Montecassino, rappresentato dal proprio abate, e un tale Rodelgrimo d'Aquino.
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”( So che quelle terre, per quei confini che qui sono descritti, le possedette per trent'anni la parte di S. Benedetto).
PRIME FONTI LETTERARIE ITALIANE
Ritmo laurenziano (1150 circa) - componimento in ottonari (cantilena) scritto da un giullare toscano per ottenere in premio un cavallo dal Vescovo di Pisa, di cui ne fa le lodi insieme al Vescovo di Osimo .
Ritmo cassinese (ultimi anni del XII secolo) - scritto da un autore colto, questo documento è un dialogo in versi che tratta della vita terrena e celeste.
Da questo documento in poi si può iniziare parlare di un a vera e propria storia della letteratura italiana.
 
AREE IN CUI SI SONO SVILUPPATE LE LINGUE NEOLATINE
Dal latino dunque derivano, o più precisamente sono l'evoluzione, le lingue romanze che si classificano in:
ITALIANA
FRANCESE
SPAGNOLA
ROMENA
SARDA
LADINA
FONTI BIBLIOGRAFICHE
(Antologie e Compendi)

ATTIVITA'
Rispondi alla domanda
Perché la lingua latina si trasforma?