È saggio… non cominciare a parlare finché non sei certo di ciò che vuoi comunicare!
Ma come passare in maniera efficace dall’idea alla sua enunciazione?
Attraverso il linguaggio ogni persona cerca di esprimere ciò che pensa e sente, comunicando agli altri una serie di messaggi. Esprimersi bene significa, in primo luogo, saper trasmettere agli altri i messaggi interiori, proprio come li abbiamo concepiti.
L'arte della comunicazione è quella di far corrispondere al pensiero le parole!
L’entusiasmo per i valori di libertà e democrazia si diffuse in tutta Europa e fu notevole la fortuna europea del giacobinismo. Si distingue il giacobinismo individuale dal giacobinismo organizzato. Il primo è un movimento di opinione e raccolse propagandisti isolati di una rivoluzione lontana. Fu limitato nella sua libertà di movimento, sorvegliato dalle polizie e ridotto alla clandestinità. Il secondo si richiamò all’ideologia democratica di Robespierre e poté formarsi e svilupparsi perché trovò condizioni favorevoli quali la libertà di riunione e di espressione.
Fu l’intervento militare francese a creare le condizioni per la genesi di un giacobinismo organizzato all’interno dei territori occupati: Savoia, Paesi Bassi austriaci e Belgio. In Prussia, Russia, Germania, Impero asburgico il giacobinismo fu represso. Anche in Italia la repressione si accentuò.
Nel passaggio dai governi provvisori alla proclamazione delle repubbliche (che furono le nuove forme istituzionali stabilite nei territori italiani occupati) Napoleone favorì l’affermazione delle correnti moderate la cui base sociale era costituita da esponenti illuminati dell’aristocrazia e della più ricca borghesia. La prima repubblica in Italia fu la repubblica Cispadana (1796) formata da Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Bologna. Poi ci fu la repubblica Cisalpina formata da Bergamo, Brescia e la Valtellina (1797). Poi ci fu la repubblica di Genova che prese il nome di repubblica Ligure.
Con il Trattato di Campoformio napoleone cedeva all’Austria il Veneto, l’Istria e la Dalmazia in cambio del riconoscimento della repubblica Cisalpina.
1798 un incidente diplomatico provocò l’occupazione francese dello stato pontificio: Pio VI fu espulso e nella città fu proclamata la repubblica romana.
La crisi di Napoleone in Egitto, lo scarso numero delle truppe francesi in Italia, l’istigazione dell’Inghilterra, la proclamazione della Repubblica di Roma, indussero il Re di Napoli, Ferdinando IV a sferrare un attacco contro l’esercito Francese nel Lazio. Nel 1798 Ferdinando IV entrava a Roma e la occupava per 2 giorni. Ma un mese dopo i francesi rientravano a Roma e nel 1799 entravano a Napoli dove da 2 giorni i giacobini avevano proclamato la Repubblica napoletana.
Nel febbraio 1799 il Piemonte fu annesso alla Francia. A Marzo fu occupata la Toscana.
I limiti dell’esperienza del triennio derivarono sia dal rapporto tra la Francia e le repubbliche sorelle sia dallo scarso consenso che l’esperimento politico e istituzionale incontrò tra le popolazioni dei territori occupati sia dalla congiuntura internazionale.
In Calabria si organizzano le prime esperienze sanfediste con la formazione di una armata cristiana e reale della santa fede comandata dal cardinale Ruffo.
Ruffo con le sue truppe entrò a Napoli i 13 giugno. L’ammiraglio inglese Nelson consegnò i patrioti meridionali ai Borbone rientrati a Napoli. Finì l’esperienza della repubblica napoletana. Tra la primavera e l’estate del 1799 caddero anche le altre repubbliche giacobine italiane.
di Filippo Amelotti
ATTIVITA' Perché le nuove Repubbliche italiane erano prive di un reale consenso popolare?
La video lezione di questa settimana, proposta da Rcs Education, parte dal 14 Luglio 1789: data d’inizio della Rivoluzione Francese. Dalle proteste del popolo, la crisi economica e i privilegi dei nobili e del clero alla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Cos'è il califfato? - Lo Stato islamico si fonda sulla costruzione di un’entità politica basata su un’interpretazione rigorista della Legge islamica, ma che forse non è mai esistita nel modo in cui la conosciamo oggi.
Che rapporto c'è tra l'Isis e al-Quaida? - Dopo la guerra in Siria la loro alleanza si è spezzata e ora sono due entità concorrenti, che agiscono con mezzi diversi, l'uno concentrando gli sforzi su uno Stato dotato di capacità di espansione, e l'altro con operazioni terroristiche in Occidente.
#WHYSYRIA ▶ La crisi della Siria spiegata in 10 minuti e 15 mappe
Chi lo sostiene e chi lo contesta? - Lo Stato Islamico è sostenuto da una giovane generazione di jihadisti di varia provenienza. Gli ideologi jihadisti della vecchia generazione e gli ideologi musulmani riconducibili ai Fratelli Musulmani invece lo contestano, ma nessuno si pronuncia in modo unitario.
Come mai molti jihadisti vengono dall'estero? - Il combattente jihadista gode di un grande prestigio sia quando cade come “martire”, sia come reduce del jihad. Il reclutamento avviene tra categorie che soffrono di disagio economico o psicologico ma anche tra i fanatici della "guerra santa".
Conflitto religioso? - Ci sono motivi politici ed economici dietro la guerra in Iraq e in Siria, ma non va comunque sottovalutato l'elemento religioso.
Che cosa dobbiamo imparare da queste vicende? - La questione dello Stato islamico insegna che non è possibile usare i fondamentalisti islamici per ottenere risultati politici, come hanno fatto gli americani in Afghanistan e in Libia.
Come mai l'Occidente è lento nella risposta ai vescovi orientali? - Alla crisi economica che indebolisce l'Europa si aggiunge il fatto che i cristiani non hanno un peso politico autonomo in Medio Oriente.
I musulmani sono tutti uguali? - I musulmani che vivono in Occidente si distinguono per l’etnia o l’origine nazionale. Ma molti di loro ormai hanno perso il legame con l’Islam del Paese o della cultura di provenienza e si riconoscono più facilmente in un Islam globale.
La Rivoluzione francese scoppia nel 1789 e termina nel 1799.
Vigilia della rivoluzione
Nel 1789 in Francia la popolazione era divisa in:
nobiltà, che aveva il monopolio delle cariche pubbliche e numerosi privilegi economici e fiscali
il clero
il terzo stato composto da borghesi, commercianti ed artigiani, proletariato urbano e contadini, che era lo strato più numeroso e vario della popolazione.
Cause della rivoluzione francese
Dopo il 1781 l'antico regime entra in crisi a causa di difficoltà finanziarie (dovute alle forti spese per la partecipazione alla guerra di indipendenza americana).
Viene proposta una riforma economica che però intaccava i privilegi dei nobili e del clero. Questi, per contrastare tali riforme, costringono il re Luigi XVI a convocare gli Stati Generali.
Gli Stati Generali erano un'assemblea in cui ogni ordine sociale (nobiltà, clero e terzo stato) doveva avere un numero eguale di deputati, ma il terzo stato chiede ed ottiene di avere un numero doppio di rappresentanti per riuscire contrastare le votazioni di nobiltà e clero che spesso andavano a coincidere (mantenendo così i propri privilegi a discapito dei ceti meno abbienti)
Votazione a testa o per ordine?
Però, se il re concesse che il Terzo stato avesse un numero di rappresentanti doppio, l'aristocrazia ottenne che le votazioni negli Stati generali dovessero avvenire "per ordine" e non a testa: in altre parole, a ogni "stato" toccava un voto e quindi la nobiltà e il clero avrebbero avuto in ogni caso la maggioranza.
La questione andò avanti per più di un mese.
Il Giuramento della Pallacorda
Il giuramento della Pallacorda
Il Re, appoggiato dai nobili, non prendeva una decisione sulla questione del voto, così i deputati del terzo stato si riunirono nella sala della Pallacorda dove giurarono di dare una Costituzione alla Francia.
Il Clero e 47 membri della nobiltà si unirono a loro formando l'Assemblea Nazionale Costituente. Luigi XVI sconfitto sul piano politico, decise di ricorrere alla forza, ma la borghesia reagì e, con l'aiuto delle classi popolari, il 14 luglio assale e conquista la Bastiglia simbolo del dispotismo del regime assoluto.
(Da "Ripasso facile... ")
In ambito
letterario in epoca barocca primeggia l'ampio uso di metafore, allo
scopo di ottenere la "poetica della meraviglia", alla quale si collega
il "concettismo", procedimento che sfrutta nessi audaci tra elementi
opposti. Altri aspetti rilevanti sono l' "acutezza" e l' "ingegno":
esibizione, come segno di prestigio, del possesso delle tecniche più
squisite allo scopo di stupire il lettore con questo "culto
dell'artificio". Quindi, anche in campo letterario, si prova amore per
la raffinatezza, per il gioco metaforico. Lo scrittore barocco si
concentra sulle forme, quasi per compensare la limitatezza dei
contenuti.Si dà anche grande importanza alla descrizione minuziosa fatta
pure con aggettivi di peculiarità nascoste appartenenti a uomini, animali o paesaggi. Nasce un genere innovativo, il romanzo, si
sperimentano nuove forme letterarie come il poema eroicomico, la
narrativa d'avventura, la prosa scientifica (Galileo Galilei). Si
scoprono le risorse della letteratura dialettale ("Lo cunto de li
cunti", di Basile). La lingua utilizzata è ormai l'italiano.
GIAMBATTISTA MARINO
E’ del poeta il fin la meraviglia, parlo dell’eccellente e non del goffo, chi non sa far stupir, vada alla striglia! da La Murtoleide: Fischiate di Marino.
ATTIVITA'
Rispondi alla domanda:
Quale funzione assume la metafora nella letteratura barocca?
Illuminismo, la parola stessa ci fa pensare a luce, a lumi, e l’illuminismo è proprio questo, il secolo dei lumi, dei lumi della ragione che sconfiggono le tenebre dei dogmi. L'Illuminismo è stato un movimento di pensiero che si è sviluppato soprattutto in Francia e in Inghilterra e che poi si è esteso in tutta Europa e a tutto il mondo pensante del Settecento. Chiamato anche Età dei lumi, il movimento nasce dalla determinata tendenza di spiegare, solo ed esclusivamente, attraverso la ragione tutto ciò che accade nella vita dell'uomo. Le attività umane vengono pertanto sottratte all'oscurità dogmatica e superstiziosa, avanzata in particolare dalla supremazia religiosa, sulle varie attività umane, maturata nei secoli precedenti.
Il secolo, il Settecento, è un'epoca che con l'illuminismo arriva ad analizzare tutte le contraddizioni, soprattutto in campo culturale, introdotte in Europa fino ad allora. Lo sviluppo della speculazione mediante ragione, avviene soprattutto in Francia, nonostante questa sia stata una tendenza che non accettava confini esclusivi. I filosofi francesi andarono controcorrente rispetto alle opulenti aristocrazie regnanti e religiose. Non dobbiamo dimenticare che, in quel periodo, la Francia mediante il potere storico, mediatico, e conservativo di Versailles, rappresentava allora una delle corti reggenti più potenti d'Europa.
La corrente di pensiero, se da una parte nasce dalla determinata consapevolezza di andare contro la “superficialità dogmatica”, dall'altra la supera nella sua ragione di fondo. La battaglia è principalmente quella contro l'ignoranza. Grazie alla vittoria di questa battaglia si è potuti arrivare alla diffusione delle grandi scoperte scientifiche e alla difesa della dignità dell'uomo in quanto tale, non perché appartenente ad una religione, ad una classe sociale o ad una razza, ma in quanto essere umano, ovvero essere pensante, essere che utilizza la ragione. Nascono i primi diritti dell'uomo, diritto alla vita, alla proprietà, alla libertà; sono questi i cambiamenti portanti di questo secolo, che riuscì ad elaborare e sviluppare la moderna società civile.
ATTIVITA'
Rispondi brevemente:
L'Illuminismo ha rappresentato uno dei movimenti culturali più complessi e importanti dell'Età moderna. Come risponde il grande filosofo tedesco Immanuel Kant alla domanda:
Nel 1700, quando l'Illuminismo trionfò in Europa, attecchisce il movimento politico della Massoneria, che si occupava di rendere più liberi i popoli ed indipendenti le nazioni, e mirava anche a migliorare la condizione di quei poveri diseredati dalla sorte.
Un gran numero di massoni era composto da persone fornite d’ingegno, che si distinguevano negli studi, ed erano di forte carattere, non prive di coraggio, amanti della patria e filantropi nei confronti dei poveri e dei bambini.
La Massoneria nacque come associazione segreta perché lottava per i diritti di libertà, contro l'assolutismo monarchico. Essa traeva il suo nome dalle corporazioni medievali dei “liberi muratori“, i cui membri erano tenuti all’aiuto reciproco e alla conservazione dei segreti del mestiere.
Nel corso dei secoli, con il decadere delle corporazioni artigiane, queste associazioni assunsero un carattere esoterico, di setta, allargandosi anche a membri estranei all’arte muratoria.
Finché, all’inizio del ’700, l’associazione perse definitivamente il suo carattere di organizzazione di mestiere, pur conservandone il linguaggio, la simbologia e le strutture organizzative, in primis la divisione in “logge” facenti capo a un “Gran Maestro“.
Nata inInghilterra e diffusasi presto in tutta Europa e nel Nord America, la “nuova” Massoneria si ispirava a una filosofia deista (Dio era chiamato il grande architetto dell’universo), faceva propri gli ideali illuministi e si dichiarava anticlericale. Legate direttamente o indirettamente alla massoneria erano molte delle società segrete, come la Carboneria, impegnate nelle agitazioni nazionali e costituzionali dell’età della Restaurazione.
Nella seconda metà del XIX secolo la Massoneria divenne un vero e proprio contraltare della Chiesa di Roma e un luogo di incontro e raccordo tra gruppi politici di orientamento democratico e anticlericale.
I risvolti moderni: le critiche
Tra ’800 e ’900 la Massoneria fu oggetto di critiche e attacchi sempre più frequenti, non solo dai tradizionali avversari cattolici, ma anche da uomini politici e intellettuali di diverse tendenze, che vedevano in essa un centro di potere occulto.
In effetti, nel corso del XX secolo, la Massoneria ha finito col perdere buona parte della sua caratterizzazione ideologica per frammentarsi in una serie di gruppi di interesse legati a specifiche situazioni di singoli paesi.
La Massoneria in Italia
Significativo a questo proposito è il caso dell’Italia e del famoso “scandalo della P2″. La P2 è stata una Loggia storica del Grande Oriente d’Italia, fondata nel 1877 col nome di “Propaganda massonica”. La sua caratteristica principale era quella di garantire un’adeguata copertura e segretezza agli iniziati di maggior importanza, sia all’interno che al di fuori dell’organizzazione. Per tale motivo la Loggia, ribattezzata “Propaganda Due” nel Secondo Dopoguerra (da qui: “P2″), fu sempre alle dipendenze dirette del Gran Maestro del GOI sino all’avvento di Licio Gelli. programma sovversivo dell’assetto socio-politico-istituzionale, suscitò uno dei più gravi scandali politici nella storia della Repubblica Italiana, nel febbraio dell’ '81.
La circostanza che, nel periodo della maestranza, Gelli fosse riuscito a riunire in segreto almeno un migliaio di personalità di primo piano (tra cuiil giovane imprenditore Silvio Berlusconi) principalmente della politica e dell’Amministrazione dello Stato, e la pubblicazione del suo
Lo scandalo della P2 ha determinato un notevole appannamento dell’immagine della Massoneria in Italia, costituendo un danno per tutto il variegato movimento massonico italiano e non solo per il Grande Oriente d’Italia, di cui la P2 era parte.
Oggi la Massoneria
Dopo la crisi causata dallo scandalo della P2, la Massoneria si stia riprendendo e non si sa ancora bene dove questa possibile “rinascita” possa portare.
Il fenomeno non può che essere preoccupante e i dati su questo effettivo aumento di iscrizioni, soprattutto giovanili, devono suonare allarmanti. Si tratta sicuramente di un rifugio, di un tentativo di ripararsi, di sfuggire alle difficoltà che porta questo periodo di crisi e questa generale implosione del sistema, in primis per i giovani. Giovani che, soli di fronte alla società in crisi che non dà loro alcun tipo di prospettiva e sicurezza, cercano uno scappatoia, qualcosa a cui appigliarsi, delle “spintarelle” che solo persone che contano possono dare.
La Massoneria in Italia resta ancora oggi un potere forte, radicato nelle più alte sfere della società e basato su una rete clientelare di spinte e raccomandazioni garantite agli affiliati senza alcun merito. Insomma, essa si inserisce benissimo nel comune evolversi del panorama italiano, il paese della rete clientelare quasi secolare che ha coinvolto la politica della Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra, quella del Vaticano e delle Mafie, della partitocrazia corrotta e, soprattutto, della Massoneria, che deve essere affrontata come un serio problema. Eppure nessuno ne parla.
Alla setta dei massoni segretamente sono iscritti gli increduli in materia di religione, gli ambiziosi di comandare nelle pubbliche amministrazioni, i bramosi di occupare lucrosi impieghi e di avere appalti di opere pubbliche. Inoltre la massoneria, siccome offre agli adepti segnalati vantaggi, annovera oggidì numerosi proseliti nei ministeri, nei pubblici funzionari, negli insegnanti, nei magistrati e nei comandanti dell’esercito.
Per cui non è da meravigliare se ai di loro congiunti, per quanto riconosciuti immeritevoli e persino indegni, vengono conferiti i lucrosi impieghi, nominati professori senza concorso, concesse privative industriali, onorificenze e perfino accordata l’impunità nei casi di delitti commessi.
Se non avesse questi retrosceni illeciti e perseguisse i principi morali originari, non sarebbe necessaria la segretezza, anzi...
LaCommissione d'inchiesta sulla Massoneria portò ad una Risoluzione, votata a larghissima maggioranza il 6 marzo 1986 dalla Camera dei deputati, che riconosceva l’autorevolezza e la credibilità dell’ampio lavoro svolto (114 volumi di documenti e di resoconti delle sedute, oltre alle Relazioni conclusive) dalla Commissione d’inchiesta presieduta dall’on. Tina Anselmi. La Commissione d’inchiesta impegnava il Governo “a vigilare affinché il funzionamento del sistema democratico sia informato, in ogni sua manifestazione, al rispetto assoluto del principio di trasparenza dell’ordinamento, in modo da rendere possibile e concreto il controllo democratico dei cittadini in ordine alla vita delle istituzioni e a tutte le attività che attengono al pubblico interesse”. Questo impegno a vigilare ci riguarda dunque tutti.
ATTIVITA'
Ricerca nel web informazioni per caratterizzare il personaggio di Licio Gelli. (max 10 righi).
La caratterizzazione è la presentazione del personaggio, la delineazione dei tratti specifici del suo aspetto e della sua personalità.
Caratterizzare un personaggio storico non è semplice perché non vuol dire solo presentarlo fornendone un ritratto esteriore e qualche indicazione anagrafica.
Per caratterizzare un personaggio storico è necessario conoscere i fatti cui il personaggio si è visto attore delle vicende e studiare le sue azioni e i comportamenti da lui assunti.
Come fare?
Mediante un accumulo di elementi che potranno emergere dalle vicende stesse, dal giudizio degli altri personaggi, dalle capacità osservate nei suoi comportamenti che poi sono le azioni che lo vedono protagonista dei fatti o succube degli stessi.
La caratterizzazione di tale personaggio riguarda non solo gli aspetti fisici (la figura-il volto-l'abbigliamento) ma i comportamenti e il carattere, anche per le caratteristiche morali.
L'aspetto psicologico si può individuare analizzando i tipi di reazioni psicologiche che emergono in una situazione specifica, dagli indizi che ne fanno emergere il carattere.
Il personaggio va ambientato nel contesto spazio / tempo e il suo ruolo deve essere individuato con obiettività e valutato per gli aspetti positivi e/o per quelli negativi, senza pregiudizi ideologici.
Il giudizio critico può essere personale e/o dei critici della Storia.
ATTIVITA':
Studiando la Storia vi sarete accorti che sono molti i personaggi che hanno avuto il ruolo di protagonista di fatti importanti. In questo post potrai farne la caratterizzazione seguendo le indicazioni date in questa breve lezione dall’insegnante. Fai una breve ricerca in internet, per raccogliere più informazioni sui fatti in cui si muove il personaggio prima di caratterizzarlo e analizza le sue scelte e i suoi comportamenti (max 15 righi, per ciascun personaggio).
Mentre il Barocco rappresenta il momento in cui gli artisti esprimono
coscientemente una nuova concezione dell’arte e della cultura (e sottolineano
la novità e il carattere di rottura della loro arte rispetto a quella
umanistico-rinascimentale), il Manierismo rappresenta un momento di passaggio:
esso “partecipa del vecchio senza conservarne lo spirito, ma tende anche al
nuovo senza istituirlo a sistema”.
Il Manierismo, infatti, si colloca storicamente in un’età nuova (quella
della Controriforma), ma ancora non manifesta una chiara coscienza della fine
della stagione umanistico-rinascimentale. E’ il riflesso di un’età di profonda
crisi, che non trova ancora una forma originale di espressione.
Inquietudine, instabilità, dissidio interiore, ambiguità sono le cifre
della migliore arte manierista, che è arte classicistica, ma non più
“classica”.
L’intellettuale è cambiato, gravita attorno a nuove istituzioni culturali
(la Chiesa e l’accademia, più che la corte), ma non è ancora impegnato
consapevolmente nella elaborazione di nuovi valori e di nuove forme artistiche.
Pertanto, si continuano a proporre le forme del passato (che sono quelle
tipiche dell’età umanistica), anche se ormai i contenuti tipici dell’arte
classica vengono ritenuti per lo più inconciliabili con la morale
controriformistica.
Quindi, anche se si continua ad affermare che bisogna imitare i classici,
si sostiene che tale imitazione debba comportare però una selezione tra i
contenuti da loro proposti: possono essere imitati solo quelli che possono
essere attualizzati, cioè che possono essere validi per l’uomo moderno.
Inoltre, più che all’imitazione dei classici si dà importanza
all’imitazione della natura, ma anche in questo campo opera la censura: sono
degni di imitazione solo gli aspetti della natura poeticamente trasfigurabili:
tutto ciò che attiene alla sfera del brutto, dello sgraziato, del deforme non
può essere oggetto dell’opera d’arte.
Fiorisce tutta una precettistica, con una rigorosa determinazione degli
argomenti “poetabili” (cioè, degni di essere oggetto di un’opera d’arte) e di
quelli non poetabili.
In effetti, tipica del Cinquecento è la riflessione su problemi di poetica,
prendendo spunto ancora una volta dalle teorie elaborate nell’epoca antica. Nel
corso del Cinquecento, infatti, viene meno la fiducia nell’ideale di uomo
tipico dell’età umanistico-rinascimentale e gli intellettuali, più che
impegnarsi nella produzione creativa, tendono ad irrigidirsi in uno studio pedante
degli aspetti formali dell’arte.
Il primo sintomo è un’attenzione ossessiva allo studio della retorica, che
non è più sentita tanto come arte del persuadere (così com’era sentita nell’età
antica ed anche in epoca umanistica), ma come un insieme di norme relative agli
aspetti formali di una letteratura intesa soprattutto come “ornamento della
vita”.
Le accademie, che fioriscono e si moltiplicano con incredibile rapidità tra
Cinquecento e Seicento, si specializzano sempre di più (mentre i cenacoli
umanistici erano luoghi di confronto e di scambio sui temi e le problematiche
più varie): alcune studiano la retorica, altre la lingua, altre il teatro ecc.
Gli artisti, insomma, tendono più che mai in quest’epoca a specializzarsi.
Il valore non è più l’intellettuale versatile e capace di spaziare nei vari
campi dell’arte e del sapere (com’era tipico dell’età umanistica); ora si tende
a separare e a specializzare i vari percorsi: lo scopo è quello di raggiungere
una sempre maggiore perfezione nell’utilizzo degli strumenti tecnici dell’arte
(aspetti formali), a scapito dei contenuti.
Grande interesse suscita in questa fase la Poetica di Aristotele: l’opera
era stata ritrovata già alla fine del Quattrocento, ma è adesso che gli
intellettuali la studiano con particolare impegno, perché ritengono che essa
possa rappresentare la base per formulare una serie di precetti a cui rifarsi
nella produzione letteraria.
Tutto ciò denuncia la profonda insicurezza degli intellettuali in
quest’epoca: essi devono stare attenti a ciò che dicono, per timore di
incorrere nella censura della Chiesa. Pertanto, hanno bisogno di rifarsi ad
un’autorità certa (e Aristotele lo era per unanime riconoscimento), per essere
sicuri di non prestare il fianco a critiche e ad accuse dei contemporanei.
Aristotele forniva una serie di norme che vennero assunte dai manieristi come
una sorta di “vangelo”, cioè come un insieme di regole fisse, cristallizzate e
assolutamente immutabili: tutto ciò, tra l’altro, a prezzo di dubbie
interpretazioni e, in qualche caso, di vere e proprie ulteriori deformazioni
del pensiero di Aristotele.
Comune a Manierismo e Barocco è lo stravolgimento degli schemi e dei
modelli equilibrati del Classicismo: ma mentre il Manierismo agisce all’interno
delle forme classiche, corrodendole e facendole quasi ripiegare su se stesse,
il Barocco tende invece a far esplodere quelle forme, proiettandole
all’esterno, variandole e moltiplicandole, in una ossessiva ricerca del
“nuovo”.
Il Manierismo tende a scomporre i particolari, a separarli tra loro; il
Barocco tende invece a moltiplicarli. Esso cerca una nuova comunicazione, uno
scambio incessante con la natura: l’arte viene percorsa dal flusso vivace della
natura che viene catturata e ricreata nell’arte (significativo è il gusto
barocco per le fontane), in un trionfo della spettacolarità, degli effetti
scenografici proiettati in tutte le direzioni.
Il Manierismo ha rapporti tortuosi e difficili col pubblico, al quale
spesso sembra nascondere ciò che vuole comunicare; il Barocco, invece, cerca
sempre di fare effetto sul pubblico, vuole sollecitarne il piacere e la
meraviglia attraverso un uso sensuale dei mezzi artistici, dei quali potenzia
tutte le capacità di illudere e di ingannare.
L’arte barocca manifesta curiosità per le scoperte tecniche e scientifiche
dell’epoca, per le nuove intuizioni sull’Universo, ma per lo più questa
curiosità è soltanto esteriore, interessata soltanto ala meraviglie che gli
artisti possono suscitare con quelle novità.
ATTIVITA' Rispondi alla domanda (max 5 righi): Quali cause portarono alla crisi del Rinascimento italiano?
AI NUOVI ALUNNI DELLA CLASSE IV B - DI INDIRIZZO SERVIZI SOCIO-SANITARI
Cari ragazzi, vi invito tutti a seguire questo blog, nuovo per voi, tuttavia, per gli argomenti precedentemente postati, è in linea di continuità con la vostra programmazione di Italiano e Storia. Inizio da qui a postare gli argomenti di raccordo. Trovano spazio, in questo blog, anche post su argomenti di attualità. Vi invito quindi a registrarvi per porre i vostri commenti ai post del blog che prevedono delle ATTIVITA':
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Il Seicento si aprì con la Guerra
dei Trent’anni(1618-1648), un violentissimo conflitto scoppiatoin Germania tra cattolici e protestanti.Parteciparono alla guerra le maggiori potenzeeuropee (ad eccezione dell’Inghilterra): dauna parte erano schierati la Spagna e l’Impero asburgico, dall’altra la Francia e i Paesi
protestanti. La pace di Westfalia(1648) segnò la conclusione della
guerra. Di fatto sancì la fine della potenza spagnola in Europa e lo smembramento
dell’Impero asburgico.
Italia e Olanda, un
destino diverso
La crisi della Spagna si riversò anche sull’Italia, dominata politicamente dagli Spagnoli. Pesanti tasse
impedivano lo sviluppo dell’economia, mentre epidemie di peste causarono un forte
crollo demografico. Dopo l’indipendenza dalla Spagna (1581), le regioni del
Nord dei Paesi Bassi (l’attuale Olanda) conobbero un periodo di grande
espansione. Le Compagnie Olandesi fondarono un impero
commerciale esteso in tutto il mondo, mentre il porto di Amsterdamdivenne il centro finanziario più importante d’Europa.
Due nuove potenze in
Europa: Francia e Inghilterra
La Francia, alla morte di Enrico IV, fu governata
dal cardinale Richelieu, primo
ministro del re Luigi XIII. Richelieu e il suo successore,
il cardinale Mazzarino, rafforzarono la monarchia e
favorirono lo sviluppo dell’economia. Mazzarino rimase al potere fino al 1661.
Alla sua morte salì al trono Luigi XIV(detto il Re Sole), che regnò fino al 1715. Egli inaugurò l’età dell’assolutismo. Per prima cosa risanò le finanze dello Stato e potenziò la
flotta francese, riuscendo a fondare nuove colonie e basi commerciali.
Promosse, poi, una politica estera aggressiva, combattendo guerre di conquista
in Europa.
In Inghilterra, nel Seicento, salirono al potere prima Giacomo
I Stuarte poi il figlio Carlo I. Entrambi cercarono di governare senza convocare le due Camere
del Parlamento. Carlo I, però, andò oltre e fece arrestare alcuni
importanti esponenti della Camera dei Comuni: scoppiò allora la guerra
civile(1642-1649). Guidato da Oliver
Cromwell, l’esercito del Parlamento sconfisse le truppe
di Carlo I, che venne condannato a morte (1649). Cromwell salì al potere e proclamò la repubblica, ma governò come
un dittatore. Dopo la sua morte
(1658) venne restaurata la monarchia. Prima Carlo II, il nuovo re, e poi Giacomo II, ristabilirono l’assolutismo monarchico. Il parlamento e gli
oppositori organizzarono allora un’insurrezione (la Gloriosa
rivoluzione): così, nel 1688, Giacomo II fu costretto a
fuggire e sul trono salì Guglielmo
III d’Orange, che governò insieme alla moglie Maria II.
Società e cultura nel
Seicento
Il Seicento fu un secolo contraddittorio. Nella scienza
si affermarono la teoria eliocentrica di Galileo
Galileie il metodo
scientificosperimentale, mentre in campo artistico si affermò un nuovo stile, chiamato barocco. Dal punto di vista
sociale, invece, i poveri o le persone che professavano una diversa
religione vennero emarginati, mentre chi era sospettato di diffondere la peste o di compiere azioni malvagie
(streghe e maghi) spesso veniva torturato e condannato a morte.
ATTIVITA'
Rispondi brevemente alle domande (max 5 righi):
1) Perché Carlo I d'Inghilterra venne condannato a morte?
Enrico VIII, re di Inghilterra dal 1509 al 1547, figlio di Enrico VII e Elisabetta di York, è stato uno dei re più famosi e che ha lasciato il maggior segno nella storia inglese.
Famoso per via delle sei mogli (questo lo ha reso famoso anche a chi di Storia non si interessa), per l'omonimo dramma scritto da Shakespeare nel 1612, per l'aver rotto con la Chiesa Cattolica di Roma e fondata la "Anglicana Ecclesia" dando inizio alla Riforma Protestante Anglicana, per aver sconfitto due volte gli Scozzesi, nel 1513 a Flodden Field uccidendo re Giacomo IV, e nel 1542 a Solway Moss uccidendo re Giocomo V. Grazie a questo per oltre un secolo gli scozzesi non furono più un problema per l'Inghilterra.
Ma sopratutto per i suoi figli (ma sopratutto per le figlie) che si succedettero per quasi un secolo sul trono di Inghilterra e riuscirino li' dove il padre aveva fallito, trasformare l'isola britannica in una Grande Potenza.
Enrico non avrebbe dovuto regnare essendo il secondogenito, ma all'età di 11 suo fratello Arturo mori, e lui venne nominato erede al trono e Principe di Galles. Quell'anno morirono anche la madre e la nonna, e questa assenza di presenze femminili nella sua educazione forse spiega il suo successivo comportamento problematico con il sesso femminile.
Nel 1509, appena maggiorenne, Enrico venne incoronato Re con il nome di Enrico VIII e subito sposò la vedova del fratello, Cristina d'Aragona, incoronandola a sua volta Regina d'Inghilterra e rinsaldando così l'alleanza della allora povera ed isolata Inghilterra con la grande potenza della Spagna.
Alleanza che vacillava perchè, nella sua vedovanza da Arturo, Caterina non aveva gradito la compagnia del suocero Enrico VII che cercava di fregarle tutta la dote e la trattava con voluta scortesia.
Parliamo un attimo della cosa per cui questo personaggio dal possente fisico, i lineamenti pesanti e il carattere iracondo e poco propenso alla tolleranza è famoso... le famose "SEI MOGLI DI ENRICO VIII" oramai leggendarie...
Prima di tutto la lista:
11 GIUGNO 1509 sposa CATERINA D'ARAGONA (1485-1536) madre di Maria I Tudor
25 GENNAIO 1533 sposa in segreto ANNA BOLENA (1507-1536) madre di Elisabetta I
19 MAGGIO 1536 sposa ANNA di SEYMOUR (1518-1537) madre di Edoardo VI
6 GENNAIO 1540 sposa ANNA di CLEVES (1520 - 1557)
8 AGOSTO 1540 sposa CATERINA HOWARD (1521 - 1542)
12 LUGLIO 1543 sposa CATERINA PARR (1520 - 1548), l'unica che gli sopravvive.
Qui sopra la foto di famiglia (Museo delle Cere di Madame Tussaud)
Dalla prima moglie, colpevole di non essere riuscita in 18 anni a dargli un figlio maschio, quando per lei si avvicinò la menopausa e le probabilità di un erede sfumavano, Enrico cercò di divorziare in tutti i modi. Vennero trovati cavilli e impedimenti (fin dal Passo del Levitico "il fratello minore non sposi la vedova del fratello maggiore") ma Caterina era figlia di Isabella e Ferdinando d'Aragona e sorella di Carlo V, il Papa non voleva certo inimicarsi questi personaggi dichiarando nullo il matrimonio per favorire un qualunque Re d'Inghilterra. Particolare non trascurabile, il nipote del Papa, il Duca di Parma, aveva sposato la figlia naturale, illegittima ma riconosciuta, di Carlo V. Così Enrico iniziò la sua carriera di "tombeur de femmes" sposando in segreto una cortigiana, bella, aggressiva e intelligente, Anna Bolena, ricevendo in cambio la scomunica. Il risultato finale fu il divorzio dell'Inghilterra dalla Chiesa Cattolica invece che di Enrico da Caterina. Il cancelliere Thomas More (1478-1535) e il vescovo John Fisher (1469-1535) furono decapitati a quindici giorni l'uno dall'altro dietro ordine di Enrico VIII, per non aver voluto giurare fedeltà ad Enrico VIII come capo della Chiesa Anglicana. Entrambi furono poi canonizzati; in particolare il 5 novembre 2000 Thomas More fu proclamato patrono dei governanti e degli uomini di stato da Papa Giovanni Paolo II. In effetti, Enrico venne in seguito manipolato dai suoi Ministri attraverso Anna Bolena, che usò spregiudicatamente la sua influenza sul Re a favore dei potenti che costituivano la Corte, fino a che non questa sventurata non cadde in disgrazia lasciando la testa sotto la mannaia del boia. Lasciò una figlia destinata a diventare la grandissima Elisabetta I di Inghilterra e vedere la sua epoca, denominata età elisabettiana, diventare il Rinascimento dell'Inghilterra, con un periodo di straordinaria fioritura artistica e culturale: William Shakespeare, Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser, Francesco Bacone sono solo alcuni degli scrittori e pensatori che vissero durante il suo regno. Tornando a Enrico, dopo Anna Bolena vennero le altre, due Anne e due Caterine, e finalmente l'atteso e sospirato erede maschio, il futuro Edoardo VI. Un Re sfortunato Edoardo VI, fragile e delicato al contrario del padre, morì a soli sedici anni e lasciò il trono a Maria Tudor, figlia di Enrico VIII e Caterina di Aragona.
ATTIVITA'
Rispondi alla domanda: quali papi scomunicarono Enrico VIII? Perché?
Le idee della Riforma si diffusero ben presto anche
in Europa. Gli sviluppi più importanti si ebbero in Svizzera e in Inghilterra.
In Svizzerale idee di Lutero vennero portate avanti prima da Ülrich
Zwingli, poi da GiovanniCalvino.
In Inghilterrail sovrano Enrico
VIIIsi staccò dalla Chiesa di Roma,
perché il papa si era rifiutato di annullare il matrimonio del sovrano con
Caterina d’Aragona. Nel 1534 Enrico VIII si proclamò capo della Chiesa inglese.
In Germania, con la pace di Augusta (1555), si trovò un accordo tra cattolici e protestanti: il luteranesimo
veniva riconosciuto e si stabilì che la popolazione di un territorio dovesse seguire
la religione del proprio principe.
La Controriforma
La risposta della Chiesa cattolica non si fece attendere.
Il pontefice Paolo III convocò un concilio a Trento (1545-1563) per riformare la Chiesa. Il concilio
inaugurò una fase nuova chiamata Controriforma
(o Riforma cattolica). Il concilio confermò la validità
della dottrinacattolica e promosse la nascita di nuovi
ordini religiosi (come i gesuiti e i cappuccini) per sostenere l’azione della
Chiesa. A Trento, inoltre, furono condannate con fermezza tutte le dottrine
protestanti. Le idee giudicate pericolose vennero combattute con ogni mezzo: fu
istituito un Indice dei libri proibiti e venne
potenziato il tribunale dell’Inquisizione (che giudicava le persone sospettate di eresia).
ATTIVITA'
Rispondi alle domande (max 5 righi per risposta).
1) Perché Papa Paolo III convocò un concilio a Trento?
2) Le idee giudicate pericolose come vennero combattute dalla Chiesa?
3) Perché Enrico VIII si staccò dalla Chiesa di Roma?
La Riforma protestante è l'insieme dei movimenti religiosi che nel XVI secolo produssero la frattura della cristianità, dando vita alle Chiese protestanti. Assieme al rinnovamento culturale prodotto dall'Umanesimo e dal Rinascimento, questa storica trasformazione del modo di intendere e vivere l'esperienza religiosa si colloca agli albori della storia moderna dell'Occidente. Benché la Riforma abbia avuto inizio nel XVI secolo, quando Martin Lutero sfidò l'autorità della Chiesa, le sue origini vanno ricondotte a eventi di carattere politico, economico e culturale risalenti ai secoli precedenti.
Il teologo tedesco Martin Lutero nel 1517 pubblicò le 95 tesi in cui criticava aspramente la simonia delle autorità ecclesiastiche. Lutero asseriva che l'essenza del cristianesimo non risiede nella complicata organizzazione che fa capo al papa, ma nella comunicazione diretta tra l'individuo e Dio. Le dottrine luterane ispirarono altri movimenti protestanti, come il calvinismo e il presbiterianesimo. Le 95 tesi di Lutero riguardano la vendita delle indulgenze e i poteri del papa. La vendita delle indulgenze, praticata dalla Chiesa di Roma per finanziare la costruzione della Basilica di S. Pietro, si basava sul presupposto che il Papa potesse disporre del tesoro costituito dai meriti di Gesù e dei santi e venderlo, sotto forma di indulgenze, ai peccatori desiderosi di purificarsi. Lutero, nelle sue tesi, precisa che il Papa non può rimettere alcuna pena, se non quelle da lui stesso imposte.
Per amore e zelo di far risplendere la verità egli affissa sulla porta della cattedrale di Wittemberg le 95 Tesi e prega coloro i quali non possono essere presenti a discutere con Lui verbalmente, lo facciano per iscritto.
ATTIVITA' Per Lutero il perdono di Dio giunge a noi solo attraverso la fede. Dei 7 sacramenti ne salva solo due, quali? Perché?